Qui si parla di mostri e di dei,
dei mitici Achei,
del culto di Flora;
d’imprese fulgenti che il tempo dimora
tra antichi splendori di corti e cortei.
E sia Jupiter, Zeus oppur Giove,
per Omero era il sommo di tutti,
ché i Giganti a lui non combutti
fulminò e seppellì in ogni dove
nel cratere di tutti i vulcani,
dove il figlio Vulcano lavora,
e forgiando i suoi fulmini implora
di tornar su all’Olimpo un domani.
Ma le armi di Achille e di Enea
ancor prima doveva forgiare
per la guerra che si andava a fare
figliando col sangue un’altra Odissea.
C’è la giusta contrapposizione
tra leggenda che poi si fa storia,
del narrar le gran gesta e la gloria
per la giusta valutazione.
E scoprir in battaglia l’ardore
che lava via l’onta, che salva l’onore.
È la gloria di re Menelao.
E mentre a Troia l’incendio divampa,
i cantori di tal gesta fan stampa,
e le donne nel pianto e nel lao.