Inizia piano, come il pigro sciabordare notturno di un’onda
che fluisce romanticamente leggiadra e silenziosa
sul bagnasciuga al chiaro di luna.
Ma presto avanza, e ritmando cresce, cresce, cresce inarrestabile
come il dio Crono, Signore del Tempo,
per poi elevarsi fino a sfidare la solennità del cielo,
ma solo per incantare, stordendola di armoniosa grazia, la superbia degli dei.
E s’innalza imponente come le opere architettoniche di Apollodoro di Damasco.
Maestosa come il sorgere del Sole.
Possente come la furia del titano Iperione.
Inno alla gioia trionfale come l’inarrestabile marcia conquistatrice di Alessandro.
Quindi ondeggia implacabile,
elevando le sue note come uno tsunami
pronto a sopraffare tutte le barriere culturali
ed emozionali del genere umano.
Se, ascoltando la Nona di Beethoven,
non avvertissi un calore appassionante invadermi il petto,
mentre il mio cuore esulta e la mia anima rinvigorisce,
quale aria avrei respirato sino a oggi dal mio cielo?
Se neppure una sola, fugace,
commovente lacrima solitaria
non si calasse furtiva da una finestra dei miei occhi
per incanalarsi solcandone la gota…
Se un sussulto di stupore non si sprigionasse nobile e solenne
dalla mia anima in fiamme mentre il mondo, tutto intorno a me, si espande.
Se neppure per un attimo mi fossi inebriato
al vigore impetuoso e suadente di questa celestiale melodia
da subirne l’identico, vertiginoso struggimento
provato dalle vittime della sindrome di Stendhal
rimirando un’opera d’arte d’incomparabile bellezza.
Se il divino turbinio delle sue note
non avesse permeato le mie orecchie
e inebriato i miei sensi come il più appassionato degli amanti
travolto nell’estasi traboccante di un tenero oblio.
E se non l’avessi desiderata come armonioso sottofondo
per impregnare d’impeto e di tenerezza gli spasimi sublimi
di due anime soggiogate da un tripudio di slanci
illanguiditisi nel delirio dei sensi
in un’indimenticabile sinfonia di una notte d’amore.
Se nulla di tutto questo mi avesse così solennemente pervaso,
forse, non avrei ancora iniziato a vivere.
O, forse, vivrei ancora nell’oscurità delle tenebre.
Non attingerei alla libertà della Poesia.
Non stupirei all’incanto della Bellezza.
Non mi animerei del coraggio del Sentimento.
Non possiederei la forza dell’Amore.