PROEMIO
Ne l’anno de la morte del Signore
de la cristianità inizia l’era;
risorto per salvezza il Salvatore.
Nel dar speranza nova di lumera,
vi soffocò d’orrore e di spavento,
PROEMIO
Ne l’anno de la morte del Signore
de la cristianità inizia l’era;
risorto per salvezza il Salvatore.
Nel dar speranza nova di lumera,
vi soffocò d’orrore e di spavento,
Se parla mi si drizzano i CAPELLI
È una TESTA vuota
Senza CERVELLO
Ma tanto CULO
Nessun limite per il poeta al di sopra del suo cielo.
La poesia
è libertà
di fuggire
dalle emozioni
che ci imprigionano.
Abbiamo scosso la natura e lei, inevitabilmente, si è data una mossa, noi no… Aridi come la terra che ora ci circonda; tali e quali alle stupide rane bollite degli esperimenti scientifici…
S.V. Ill.ma
Quantomeno Naschifezza,
abbiamo testé ricevuto (purtroppo) la ‘fatica’ della sua ultima (speriamo)‘opera letteraria’, da noi più appropriatamente ribattezzata: “Tu’sse’un bischero”, per la quale Le esprimiamo, come nostra abitudine, il nostro spassionato quanto edulcorato giudizio:
Ogni mio passo avanti è più sicuro
dopo aver chiuso la porta alle mie spalle
e lasciato dentro il buio
che a lungo mi ha tenuto prigioniero;
riprendo a respirare il mondo intero
e la sua aria che sento più pulita.
Ogni volta che
s’innamora,
tutto ciò che sa di colpo lo
ignora;
Il poeta è un vagabondo
Senza meta e senza età
Un eterno giramondo
Che tesori altri non ha
Oh dolce Vita!
Al tuo supremo canto ogni tua cosa è fisa,
e chi egro riposa, dal suo guancial s’accosta alla rosa
che tu protendi per non vederlo affranto.
Cosa che donna brama io non intendo:
se finge o s’è verace;
dello scoprir di lei capace
non sono, seppur giammai m’arrendo.
È come esplorare
buie profondità
Gli abissi del mare
Da dove mai verrà?
Per farsi largo con le proprie idee,
se si possiedono solo quelle
e non ancora un nome,
si proceda come Ulisse alle Porte Scee.
Dimmi tu Se è amore o no Quel sogno Che al risveglio Non svanisce
Con la mia Macchina del Tempo,
veloce come un lampo
son volato nel futuro.
Il rullino
della mia macchina fotografica
ha un fare riservato che seduce
e sta tutto avvolto su se stesso.
E c’è da tener conto
che l’ergastolo
è lo sconto
di una pena
senza sconto.
A chi di dovere
sia dato sapere:
Poeti senza amore
come Apollo dal Parnaso
scoccano alla luna
Sale sul torpedone
(mentre un pedone saliva sulla torre)
una ragazzotta dall’aria stramba
(pur non essendo su di una barca col vento in poppa,
né con le poppe al vento)
Non conta per quanto Ma solo s’è intenso Un attimo è tanto Vissuto d’immenso.
Labbra, Calici purpurei Per dissetarsi, E noi riarsi, Ebbri d’amor.
Chi è costui che ti sbeffeggia di promesse, e che si fa chiamare amor?
Ti esplode in faccia
Ti cadon le braccia
È come una freccia
Che apre una breccia
Giulia, come sei bella!
E che carrozzeria!
Giulia, come sei pudica.
Sei tutta rossa!
Quando scrivo sono in pace
E mi sento così bene
Che non mi serve più niente
Che ho spezzato le catene
Non avevo ancora compiuto il mio primo lustro di vita.
Io e mia nonna siamo seduti su quel gradino all’angolo della mia casa natia.
Noi esseri umani
siamo troppo
catastrofisti.
Caro Artemidoro,
mio amico prediletto
e fine letterato,
Tra guerre
Costruzioni
Conquiste
Ribellioni
… Oscure cronache del basso medioevo, narrano di un vecchio e malvagio conte inviso ai suoi feudatari toscani vessati dai suoi continui balzelli che, vittima di un sortilegio (secondo i resoconti popolari), rimase asserragliato nel proprio castello per anni senza riuscire a mettere più piede fuori. Ecco il grottesco resoconto sti-lato di buon inchiostro dal suo cerusico personale:
Dormi,
Torino.
Poiché breve è la notte
e presto s’alza il mattino
Navigando l’esistenza coast to coast…
veleggio da ovest a est
sciabordando le acque placide
e concise della geometria
che sancisce come la
linea
più breve tra
due punti
L’orologio dell’amore
batte i suoi tocchi a rilento
rispetto a quelli della noia e del dolore.
Anche
una rosa
rossa
i suoi petali
muta
in bianco
candore
Chi ha guardato l’aurora dipingersi in cielo /
Quando il nastro di seta le sciolse i capelli /
E quella luce che s’impadronì di loro /
di lei /
di noi? /
Era intorno all’anno 30
o suppergiù
quando, casualmente,
conobbi Gesù.
Quando cadde
quel cappuccio di una Bic
(lo sentimmo fare CLINK!)
Quando avrai visto tutti i colori del mondo,
e vorrai vederne di nuovi.
Quando il bene e il male
avranno creato in te la stessa forza rigeneratrice.
C’è un futuro ch’è domani
e un altro che verrà,
e sia il prossimo o il remoto
che riserba si vedrà.
Può l’amore
palesar parole a chi non è poeta,
e la mia penna inquieta raccontare il mare?
Che anno favoloso
fu quel ’66
nello scoprire insieme
coi cari amici miei…
Ammantato di stelle,
il tuo corpo respira tra sabbia e cielo,
nell’aria melanconica della sera.
L’amore è una follia
che ci fa stare bene
La dolce malattia
con gioie e mille pene
Al fondo del cammin di quella via,
seguii ogni suo passo con premura,
ché io volevo farla donna mia.
Tu sei il mio ieri,
il mio oggi,
il mio domani.
Il mio sempre.
Oh dolce Beatrice, Musa e amica,
ch’al limbo con asprezza m’ammonisci.
Luce e nebbia de’ sensi miei, pudica.
Per la morte del tuo Efestione,
delle città vicine a Babilonia
hai fatto abbattere ogni bastione.
un senso a questa vita
Alla triste dipartita
Tregua agli sconfitti
Un tetto ai derelitti
Come può cambiare
ciò che non cambia mai?
Se non cambia il pensare
saranno sempre guai.
In guerra e in amore
c’è una bomba che scoppia
C’è chi chiama il dottore
e chi a lei s’inginocchia
A mano a mano che le
parole
trovano il
carattere
per prendere
corpo,
Oh tu,
sommo Barolo,
dionisiaco nettare di verità.
Fonte sanguigna
di spensierata beatitudine.
Tre fiammiferi accesi uno per uno nella botte
Gente grata gongola gaudiosamente.
Tinteggiavi trepidanti tramonti tracciando tinte travolgenti
Suonò senza sosta soffiando stucchevolmente sul sassofono, stonando
«ACI!»
«Salute!» rispose il
GIP
al PM
«GUP!»
esclamò il
CUP
in TRANS
Oggi siamo andati di
Opel Corsa
e a tempo di
Rekord
L’elefante nella
cristalleria entrò.
E fu un disastro.
Non comprò.
Fa la Civetta
col Becco a Scarpa
per farlo sentire un
Cervo,
ma lo prende nel
Cuculo
Lo so, è
Bruto,
ma a Cassio,
che non è
Oronzo,
gli Erode
che Giulio
(alla prostata)
Allegorìa!
(La vita è una tela da dipingere con colori vivaci).
Non per fare una
iperbole
(l’Italia è un paese da mille e una notte!),
Per il
futuro
è
imperativo
io tenga
presente
Già in antichità era noto il mito delle prestazioni del dio
Priapo.
Dai corpo ai tuoi sogni…
La mente per costruirli
La fantasia per liberarli
Inizia piano, come il pigro sciabordare notturno di un’onda
che fluisce romanticamente leggiadra e silenziosa
sul bagnasciuga al chiaro di luna.
Al consulto accurato
dell’isterica paziente
seguiva un operato
che curava manualmente:
«Pertosse! Smettetela!»
«Ma vaiolo, va!»
«Vi manderei tutti in colera!»
«Ma chiudete quelle lebbra!»
Qui si parla di mostri e di dei,
dei mitici Achei,
del culto di Flora;
d’imprese fulgenti che il tempo dimora
tra antichi splendori di corti e cortei.
«Delacroix!
mi hanno
Rubens
tutte le
Monet
Si narra,
ma sparlando
a bassa
voce, di una sedicente
imperatrice,
Vado al bar San Carlo
con Agnelli ci parlo…
C’era un vecchio romanziere
che scriveva col sedere
perché aveva per difetto
un cul ricco d’intelletto.
Parole,
come ogni fanciulla
che adolescente alla vita
s’affaccia,
Defraudati
de’ l’infanzia
e de’ l’adolescenza,
vengono al mondo
già adulti e vaccinati,
ma sanz’alcuna di vita sapienza.
Dringhetedranghetesull’ottovolantesull’otto esaltantes’invola di bottoun bel giovanottosale sale sale suscende scende scende giùbalza e rimbalzanell’abitacolosenza un ostacolosembra un miracolostride il binarionel putiferiolungo il tragittova a capofittoall’impazza’. Le curve strettele piroettee quelle coppiettel’han vista bruttae ora hanno frettadi tornar giù. Ma il giovane rideil giovane godes’innalza e poi cadelui solo è custodeallegro d’umor. Giù in coda la […]
Tu,
sciupafemmine
bello e dannato che ogni
donna segretamente vagheggia…
ci conducono lontano
e ovunque vogliamo.
Non costano nulla e,
poiché sono senza
tempo, ne lasciano in beneficio a noi.
Cos’è cos’è
quest’insano solecismo
che soffoca in un miasmo
per quelli come me
Quel tuo quaderno nero,
esile e sottile,
bordato ai lati di rosso.
«Madonna!»
esclamò Veronica Ciccone.
Le emozioni musicali
nate negli anni Sessanta
son scolpite negli annali
e la gente ancor le canta.
Ardentemente
Baci
Con
Dolcezza