PRINCIPALI VARIANTI DELLA SCRITTURA COMICA

«L’umorismo è il più eminente meccanismo di difesa. Permette un risparmio di energia psichica e con una battuta blocchiamo l’irrompere di emozioni spiacevoli.»        Sigmund Freud
«L’umorismo è il più eminente meccanismo di difesa. Permette un risparmio di energia psichica e con una battuta blocchiamo l’irrompere di emozioni spiacevoli.»
Sigmund Freud

Nella prima parte sul genere comico abbiamo visto quali sono gli elementi essenziali per riuscire in questa scrittura. Esaminiamo adesso le varianti principali: lo spirito, l’ironia, l’umorismo, la satira e la parodia. Ognuna di queste sottocategorie ha caratteristiche rigide ben precise e chiaramente individuabili.

Vari modi di ridere

Abbiamo parlato finora piuttosto liberamente di umorismo e comicità utilizzando con indifferenza i due termini per intendere le stesse cose, perché ci premeva insistere soprattutto sui motivi scatenanti della risata.

La comicità è una costante espressiva che si caratterizza con la tendenza a produrre nel destinatario una reazione di incontrollabile ilarità. Vediamo ora quali sono le varianti principali.

Spirito

Si potrebbe definire il livello più lieve di comicità, in cui viene semplicemente costruita un’arguzia che ci fa guardare alla realtà sotto una veste insolita. La spiritosaggine ha inoltre il merito di essere breve, perché alla lunga annoierebbe e diventerebbe pretenziosa, offrendo l’impressione che l’autore assuma un atteggiamento troppo saccente.

L’ideale è riuscire a condensarla in una sola frase, come quella esemplare riportata ne Il motto di spirito di Sigmund Freud: “Sì, la vanità è uno dei suoi quattro talloni d’Achille”. Per sottolineare l’abbondanza di difetti di un personaggio, lo si finge possessore di quattro piedi, una mostruosità.

Di qui un utile definizione dello stesso Freud: “Un motto di spirito è un giudizio che produce un contrasto comico”. Ancora più indicativo Henri Bergson, il quale ha spesso affermato che “Si ottiene un motto comico introducendo un’idea assurda all’interno di una frase stereotipata”.

Ironia

Partendo da questo ultimo suggerimento, si può sviluppare un effetto molto affascinante della comicità, quello ironico.

La frase stereotipata diventa allora un’intera situazione, il più possibile ordinaria, anzi perfino squallida, ma viene trattata come se fosse l’esatto contrario, cioè una materia nobile e dignitosa.

Jonathan Swift, l’indimenticabile autore de I viaggi di Gulliver, è un campione d’ironia.

Nel 1792 scrisse un articolo per denunciare le drammatiche condizioni di vita dei suoi compatrioti irlandesi. Però, anziché adottare uno stile predicatorio, trattò l’argomento come fosse un problema facilmente risolvibile con la sua “modesta proposta”: “A Londra ho ricevuto assicurazione da un esperto americano di mia conoscenza che un bimbo giovane, sano e ben nutrito è, all’età di un anno, il più delizioso, nutriente e sano dei cibi sia stufato, arrosto, al forno oppure bollito e non ho alcun dubbio sul fatto che potrebbe egualmente servire in una fricassea o un ragù”.

Si chiarisce così anche il significato della parola ironia, che deriva dal greco éiron, colui che interroga facendo finta di non sapere. Swift conosce bene la tragica realtà dei fatti, divertendosi a darne un quadro deformato fino al grottesco.

Umorismo

È il contrario dell’ironia. Si parte dall’alto per arrivare in basso.

Sue Townsend, grande umorista inglese (1946-2014), tempo fa puntò il tiro sulla famiglia reale, quando ancora i mass media non si erano scatenati sulle vicende piccanti di Carlo e Diana.

Nel romanzo La regina e io, l’autrice immagina che in Gran Bretagna le elezioni siano vinte da una nuova formazione politica. Il Parlamento Repubblicano. In conseguenza di ciò, il primo atto del nuovo governo è l’abolizione della monarchia. La regina e i suoi familiari vengono pertanto esiliati.

Vanno a finire in periferia, ricevendo in assegnazione un sordido appartamento in un lotto di case popolari.

L’umorismo di Sue Townsend si scatena nella descrizione delle giornate degli ex reali che si adattano alle angustie dei comuni mortali con la stessa impeccabile grazia che una volta profondevano nelle cerimonie ufficiali.

Satira

Qui siamo oltre tutti i confini della comicità. Vi sono difetti umani, momenti storici, atteggiamenti diffusi che stimolano alcuni autori a dirne di cotte e di crude.

Per farlo scelgono di rappresentare ciò che intendono attaccare in un modo che spinga i dati di fatto alle estreme conseguenze.

Un romanzo di grande carica satirica è Pinocchio. Bersagli di Carlo Lorenzini, detto Collodi, sono gli aspetti più negativi della natura umana, ai quali conferisce tratti caricaturali o animaleschi.

Così crea quello che diventerà in seguito un abbinamento proverbiale tra bugia e naso lungo o gambe corte. Per raffigurare degli imbroglioni, sceglie due animali, il gatto e la volpe.

Il primo per la sua aria sorniona e tranquilla che nasconde l’egoismo e la capacità di un’improvvisa zampata. La seconda per l’astuzia sulla quale si sono versati fiumi d’inchiostro.

Quando poi Pinocchio e Lucignolo si abbandonano senza alcuna moderazione ai divertimenti del Paese dei Balocchi, si ritrovano trasformati in asinelli, simboli tradizionali della stupidità.

Come si vede, dunque, la satira serve soprattutto a trasmettere messaggi morali dell’autore, che vorrebbe contribuire a migliorare la natura umana o le situazioni che prende di mira.

Parodia

Nel corso della storia sono emerse figure di grande presa universale, reali o leggendarie, che di volta in volta sono state prese come esempio oppure sono state oggetto di disprezzo.

Anche la letteratura, le arti figurative, il cinema, il teatro e, in anni recenti, la televisione, hanno creato nell’immaginazione del pubblico una schiera di punti di riferimento dalla grande presa emotiva.

Contro tutto questo esplode l’energia dirompente della comicità, la quale mette in campo dei miti e li trasforma in oggetti comuni. Un’ottima definizione della parodia viene ancora una volta da Bergson: degradare il solenne nel familiare, Logico che più solenne è la vittima prescelta come bersaglio, più esilarante sarà la parodia.

Negli anni ’60, il quartetto Cetra si specializzò nella versione musicale di classici letterari come l’Odissea, Il Conte di Montecristo, I tre moschettieri ecc.

La chiave comica di queste parodie consisteva nel mettere in bocca a solenni personaggi frasi comuni e motivi di canzonette.

Nei paesi di lingua anglosassone, il personaggio parodiato più di frequente è Sherlock Holmes.

Il suo stesso inventore, Sir Arthur Conan Doyle, lo rese protagonista di brevissimi racconti nei quali le sue qualità deduttive erano impegnate a fini comici.

Un altro grande personaggio spesso oggetto di parodia è James Bond, l’agente 007, del quale si sono attaccate di volta in volta le doti atletiche e il fascino virile.

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